Decisamente inconsueto nel formato orizzontale e
nel titolo questo Les Cuisiniers dangereux (denominazio--ne tratta da un’opera del pittore belga James Ensor) che il sottotitolo esplica così: ovvero cuochi
pericolosi, canzoni taglienti & temerarie narrazioni di storie accidentalmente vere. È molto più di un libro di ricette, vicende vissute e non solo, questa curiosissima, coinvolgente e
dissacrante opera (quasi) collettiva illustrata da rare foto, stampe, disegni, abbinata a un interessante cd di canzoni appartenenti al folclore popolare. Terzo tomo curato da Rino De
Michele, che conclude l’inusuale ricerca sul cibo coniugato all’anarchia (Ricette anarchichedel 2008, mentre Ricette libertarie è del 2010), intreccia incredibili
memorie, fra tradizioni, leggenda e cronaca, a gustose ricette dai nomi in bilico fra irriverenze e rimembranze, “perfezionate” da tre fumetti, diciamo così,
culinari.
Qualche esempio fra i tanti di questo volumetto dall’accattivante impaginazione? Nella serie Menu necessario ai poeti troviamo Le mirabolanti avventure della salma di
Josif Aleksandrovic abbinate a ricette “povere”, visto che «i poeti hanno sempre mangiato male» per ragioni ispirative nonché economiche. E via dunque con in cavoli tipo Pasta
e broccoli in brodo di razza, Un cavolo di risotto, Torta del cavolo, ecc… Citiamo altresì la grottescagraphic novel disegnata con stile corrosivo da Giuseppe
Palumbo Cosa ci deve ancora restituire la Libia, incentrata sulla figura di un volontario in camicia nera che tornò dalla guerra di Libia camminando su una gamba
sola.
Capite adesso che mirabolante e corrosiva tipologia di libro vi apprestate a leggere? Nel Menu Te Deumvengono ammannite Le difficili digestioni delle
divinità accompagnate da Risotto alla rosa canina, addirittura dall’Aragosta allo Champagne, «questa ricetta — spiega il disinvolto autore — mi sembra la più
adatta per ricordare la sobrietà necessaria ai riti religiosi». Bilanciata dalla Torta Nicolata, dolce dagli ingredienti poveri che evita di «esagerare con lussi e sperperi troppo
appariscenti e non confacenti agli insegnamenti religiosi di povertà e continenza…». Amen!
Oltre al Menù antifascista, tra cui i Filetti di trota rossa e il Tiramisù sinistrorso, meritano attenzione quelli della flotta russa commentati
da Cosa seguì ai drammatici avvenimenti che interessarono gli intrepidi marinai della corazzata Potemkin, completati, fra l’altro, dal celebre Filetto di vitello allo
Strogonoff (derivante dal medico della zarina Maria di Russia che propose la personale ricetta agli intossicati da aringhe putride durante la caccia alla balena) e dall’Insalata
russa, che nel supposto Paese natale si chiama invece Olivier, visto che il cuoco di un celebre ristorante moscovita, tal Lucien Olivier, la preparava agli avventori durante la seconda metà
dell’Ottocento.
Vi è una sezione regionale dedicata ai Menù trapanisi, ’ccu ’li corna tisi, vi potete imbattere nei Minestroni comunardi, il Cervello ad ogni
modo (e cioè fritto, all’olandese, senza starci a pensare) allietato da un grottesco fumetto di Gianluca Lerici in perfetto
stile underground. Passiamo quindi alle Polpette dinamitarde, coerenti con l’idea del rivoluzionario tira bombe, le liste Per viandanti
maltrattati concernenti Le allegre merende di una spensierata famigliola scozzese che, presa da impellenti necessità di sopravvivenza, si dedicò al
cannibalismo. A
completamento — “gastronomico” forse non è il termine più corretto — il fumetto di Fabio Santin dedicato a Lo sguazeto alla veneziana ricordante il saporito piatto servito ai
clienti della sua osteria da Biasio Lugangher, il cui nome è ancora ricordato dalla Riva omonima prospiciente il Canal Grande. A voi di scoprire cosa nascondevano nelle loro cucine questi
pericolosi cuochi!
Claudio Dell’Orso
(http://max.pubblicitaitalia.com/premiatasalumeriaitaliana/2012/2/11414.html)